La via del samurai
Oggigiorno tutti sostengono di perseguire la qualità del servizio con ogni mezzo a disposizione, di dedicarsi ai propri clienti più che a se stessi, di essere sempre e comunque customer oriented o addirittura customer obsessed, di mettere il Cliente ‘al centro’ anche se non si capisce di che cosa… Queste e altre amenità sono divenute talmente abituali da rammentarci l’armonia delle sfere di cui parlava Pitagora: muovendosi ininterrottamente nel cielo, gli astri producono una melodia meravigliosa che tuttavia, essendo permanente e
del tutto priva di pause, non può essere udita dagli uomini.

A noi queste melodie mute non interessano, la pensiamo in modo diverso. Riteniamo che essere ‘di servizio’, ovvero essere utili alle persone, nella fattispecie ai propri clienti, non sia un atto eroico e perciò degno di particolare enfasi, bensì un’attività naturale e piacevole che soddisfa pienamente i nostri istinti sociali. Del resto, come si comportavano i samurai dell’antico Giappone, fautori della più profonda e assoluta cultura del servizio che ci sia dato conoscere? Passavano forse il tempo a raccontare quanto fossero ‘efficaci ed efficienti’ nel servire il loro ‘signore’? Macché, lo servivano e basta, a costo della vita. Nel libro dei samurai (Hagakure Kikigaki, ovvero ‘Note su cose udite all’ombra delle foglie’), c’è un breve passaggio che recita: “Se dovessimo spiegare una volta per tutte cosa distingua la condizione del samurai, diremmo che essa consiste nel consacrare senza esitazione l’anima e il corpo al proprio signore”. Tutto lì, non serve aggiungere altro.